sabato 22 giugno 2013

La Roma e la "seconda scelta".


La Roma quest'estate partirà da zero. Ri-partirà da zero. Ri-ri-partirà da zero.
Dopo due stagioni iniziate all'insegna del "apriamo un ciclo importante" e tragicamente concluse, i giallorossi ripartono da Luglio 2013 per cercare di mettere (veramente) le basi per una squadra vincente.

Prima Luis Enrique poi Zeman hanno fallito. In particolare hanno fallito due idee di calcio, non necessariamente distanti, ma sicuramente estreme.
L'asturiano ha cercato di portare nella capitale il possesso palla in stile Barcellona e tutto ciò che ne consegue: pressing asfissiante, esterni larghissimi, qualità nel mezzo. Forse non ha avuto il tempo necessario per apportare dei cambiamenti così radicali. Ma modi e tempi li ha decisi lui, e forse ha provato a fare il passo più lungo della gamba finendo per inciampare e cadere rovinosamente. 

Il boemo ha cercato di imporsi per la terza volta nella capitale, la seconda con i giallorossi, dopo una straordinaria stagione in B a Pescara.
Anche lui doveva portare con sè la sua idea di calcio ultraoffensivo. Qualcuno dice che la squadra non era adatta al suo stile, altri sono convinti che lui non sia adatto a grandi palcoscenici. Tutti sappiamo che non è arrivato a fine stagione alla guida del club.

A questo punto il mancato accordo con Allegri per la stagione 2013/2014 è visto come un'altra sconfitta, e il nuovo allenatore è un semplice ripiego: Rudi Garcia.
I tifosi sognano i grandi palcoscenici e la società sembra volerli accontentare, ma entrambe le parti si muovono nell'incertezza. Nessuno sembra realmente soddisfatto del nuovo allenatore, il primo francese per i capitolini. Difficile a questo punto pensare di poter prendere un allenatore che non ha mai allenato in Serie A, per giunta in una piazza come quella giallorossa, e aspettarsi miracoli.

Il nuovo allenatore dovrà guardarsi dal confidare ciecamente nel suo "credo" calcistico senza lasciare spiragli ad altre possibilità, perché questa è la pecca che condividono i due predecessori. Potrebbe costar caro.
Guarda caso anche Garcia ama quel tipo di gioco: 4-3-3, calcio offensivo, spettacolo, terzini che spingono... e non mi va neanche di finire l'elenco perché si dicono sempre le stesse cose da due anni a questa parte.

E pensare che alla fine della prima stagione sulla panchina del Lille, dopo aver guadagnato la qualificazione all' Europa League, si dimette, salvo poi ritornare sui suoi passi dopo una decina di giorni. La seconda stagione non è tanto migliore della precedente, ma il Lille gioca un buon calcio offensivo e si posiziona al quarto posto: ancora Europa League. 
La terza stagione è esaltante. Il club riesce a trattenere pezzi pregiati come Rami, Gervinho e Cabaye permettendo alla squadra di amalgamarsi a dovere e metabolizzare ancor di più gli schemi. L'acquisto di Moussa Sow è il colpo ad effetto. Il senegalese di origini francesi conduce, con 26 reti segnate, la squadra alla vittoria in campionato e in Coppa di Francia. Ovviamente non possono non essere menzionati compagni di reparto come Gervinho e Hazard che sono tra i migliori assist-man del campionato.
I migliori risultati delle due stagioni successive sono un terzo posto in campionato e una semifinale in Coppa di Francia. Intanto sfigura in Champions con due quarte posizioni ai gironi.

Non una brutta esperienza. Il Lille si mantiene su livelli che già aveva in termini di risultati, ma Garcia guadagna il favore della stampa grazie al bel gioco espresso.
Ad ogni modo ciò che non risulta da questi dati è proprio quello che può essere considerato il vero punto di forza della sua gestione: il rinnovamento in sede di mercato.
Il Lille ha ceduto, nelle ultime stagioni, giocatori del calibro di Rami, Gervinho, Hazard, Cabaye, Sow, Landreau, Debuchy, Michel Bastos. Nonostante questo la squadra ha saputo reinvestire i soldi e ha mantenuto la sua identità e il buon calcio, soluzione impossibile senza l'appeal di cui il club già godeva. Ha saputo puntare su giovani talenti come Digne e Payet (che potrebbe seguire Garcia in giallorosso), e rivitalizzare giocatori dati per finiti o quasi come Joe Cole, Salomon Kalou e Pedretti.

Il rischio è quello di entrare nel vivo della stagione e trovare una polveriera pronta ad esplodere al posto di un normale ambiente calcistico, come si è già visto e rivisto negli ultimi anni in Italia. Nel qual caso più che abilità tattiche serviranno fortuna e astuzia per venire a capo delle diverse problematiche da affrontare.

Impensabile aspettarsi la bellezza e l'efficacia della Roma spallettiana già da domani.
Ingiusto condannare da subito il nuovo arrivato.

Quel che ci vuole è la giusta misura, questa sconosciuta in quel di Roma.
















4 commenti:

  1. Io personalmente non voglio dare giudizi senza vederlo prima all'opera. In Francia ha fatto un ottima carriera simile a quella di Mazzarri ma in Italia sarà una scommessa, e la piazza romanista è molto dura. Sinceramente preferivo addirittura un giovane come Stramaccioni che in fin dei conti non ha fatto malissimo con l'inter e per di più è romanista, quindi ci avrebbe messo il cuore. Per una volta voglio fidarmi della società e sperare bene in Garcia che per ora alle conferenze stampa ha dimostrato di avere buone idee.

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  2. Ottimo articolo e analisi...Vorrei partire dal ''..ci vuole la giusta misura''. Credo sia la cosa più importante, quel qualcosa che, tra i capitolini, talvolta per fortuna ma talvolta per sfortuna ha condizionato delle annate. La Roma nel corso della storia ha vinto meno di quel che meritava. L'ambiente romano ad oggi rappresenta una sorta di bomba pronta all'esplosione, molte delle cosiddette ''prime scelte'' hanno preferito piazze meno impegnative e con dei sicuri miglioramenti (vedi Mazzarri). Già il fatto di aver voluto la Roma fa di Garcia uno di carattere, e sono sicuro che ne ha da vendere!!! La dialettica poi è una componente importante e lui ha dimostrato di saperci fare. Alcuni l'hanno definito la terza scommessa...io dico quale allenatore non è una scommessa?? certo la bravura, l'esperienza e la bacheca di alcuni allenatori garantiscono forse una sicurezza maggiore, ma ciò non vuol dire che quel determinato allenatore farà bene, ma soprattutto non bisogna giudicare per il fatto che a molti (?), mi chiedo chi visto che garcia ha vinto a lille ed è stato 4 anni su 5 sulla scena internazionale, sia un nome nuovo, sconosciuto. Chi era un anno fa Petkovic? Anche la fame di vittorie è importante.. Bisogna ritrovare entusiasmo, quello che a molti tifosi è stato sottratto...è frustrante ma io sono pronto a ripartire...la critica sì, ma quella costruttiva!! Non la critica fine a se stessa piena di stupidità o talvolta malizia...quella che fa scappare i giocatori a 3euro, quella che abbatte i giocatori con meno carattere, quella che sfalda un ambiente. Quindi dico, e lo so che per molti è difficile, me compreso, prendiamo l'arrivo di garcia con un rinnovato entusiasmo, riprendiamo a tifare, a emozionarci, ci spetta!!! ma soprattutto dopo le sconfitte che arriveranno tifiamo ancora più forte....sono i momenti difficili, estremi quelli che ti fanno capire chi è davvero amico, chi davvero innamorato, chi davvero leale, chi vero tifoso. è sin troppo facile essere tutto ciò quando tutto va bene, senza intoppi. Voglio che a questo allenatore sia dato tanto come è stato dato inizialmente ai primi due, non deve partire con un handicap...va contro di noi. Sono convinto farà bene, a fine anno tireremo le somme. Arriveremo in alto ma solo un mattone alla volta e se ognuno di noi, allenatore, calciatori, società, tifosi, aggiungerà un mattone ci arriveremo prima. BENVENUE MONSIER GARCIA!!!!!!

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  3. Intanto la prima difficoltà io la individuo già nel mercato. I prossimi mesi rischiano di essere decisivi perché in questo momento la Roma ha una rosa corta: contando gli effettivi e i partenti secondo me non si superano i 18 elementi e potrebbero servirne 23-24 se non 25 quindi i prossimi mesi, a mio giudizio, saranno decisivi.

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  4. L'ambiente calcistico romanista, già di per sé sovreccitato da sempre, si è ulteriormente deteriorato negli ultimi tempi, anche, va detto, per l'influenza anormale di certi media che versano continuamente benzina sul fuoco. In un quadro simile, personalmente ritengo che solo un "top mister" possa dare la svolta positiva: l'ultimo a vincere lo scudetto è stato Capello, non a caso... Ecco, ci vorrebbe un trainer di simile spessore, non necessariamente italiano (che so, un Hitzfeld, uno Scolari...).
    Garcia è una scommessa al buio: può valere un Luis Enrique, ossia trapanare l'acqua, ma anche uno Spalletti, che all'epoca del suo arrivo nella Capitale era già discretamente referenziato ma non nell'Olimpo degli allenatori, e invece riuscì a lanciare un progetto tattico fortemente innovativo che, trovando l'appoggio incondizionato della rosa (altro suo grande merito), fece della Roma la realtà tecnicamente più rilevante e spettacolare, pur se poco vincente, del calcio italiano dell'epoca. Poi, certo, dipenderà anche dal mercato, ma io resto del parere che già la rosa di quest'anno fosse di altissimo livello in prospettiva, e buonissima pure nel presente.

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