lunedì 1 luglio 2013

La fine di un'era?


Ieri ho notato una Spagna insolitamente frenetica, frettolosa, a tratti quasi nervosa, infastidita non solo dal clima e dalla condizione atletica rivedibile.

Merito del Brasile che ha pressato ad un ritmo assolutamente insostenibile per 90 minuti, e ha avuto la pazienza (e la tecnica) di mantenere il possesso una volta guadagnato, impedendo al pressing avversario, decisamente sotto tono, di essere produttivo.
Questo è anche quanto si è visto qualche settimana fa in occasione del doppio confronto Bayern-Barcellona.

Negli ultimi anni le squadre che hanno messo in difficoltà il gioco del Barcellona e della Spagna hanno avuto un denominatore comune: PRESSING.
Proprio quel fattore tanto caro a Guardiola, perché la palla non puoi averla per 89 minuti se non fai qualcosa per recuperarla subito in fase di non possesso.
Ma se prima quelli che avevano la tecnica migliore facevano della pressione sul portatore il loro credo, ora sono nettamente superati, in questo campo, da chi a quello stesso pressing aggiunge un gioco maschio e fisico ai limiti del possibile (vedi i numerosi falli del Brasile in finale).

La realtà è che chi ha trovato l'antidoto al tiqui-taca sembra essere stato Mourinho con il Real Madrid, grazie anche ai numerosi confronti con gli odiatissimi rivali.
Il Real non ha messo il bastone fra le ruote ai catalani inseguendo la palla per tutta la partita. Non dopo sette "Clasicos" in un anno.
Consapevole che il palleggio catalano non si potesse interrompere con la solita fase difensiva (non eccezionale in quel di Madrid), lo Special One ha indicato le zone non pericolose del campo come prescelte per il recupero palla. Quindi serviva non abbassarsi fin dai primi tocchi dell'azione avversaria e, una volta recuperato il possesso è fondamentale eludere la pressione avversaria con tocchi precisi e non frettolosi, un attimo di attesa, prima della verticalizzazione (Xabi Alonso, Ozil e Di Maria sono decisamente in grado di farlo) per innescare una punta che attacca lo spazio con grande velocità e capacità realizzative (chi se non Cristiano Ronaldo?).

Abbiamo visto il Brasile e il Bayern Monaco impartire lezioni di calcio a Barcellona e Spagna (la stessa idea di gioco) portando il lavoro di Mourinho a livelli inimmaginabili.

Ma prima di concludere dicendo che è ufficialmente stata trovata la cura al tiqui-taca, sento il dovere di soffermarmi sulle parole di Iniesta prima dell'inizio della Confederations.
Don Andrés sosteneva che la Roja fosse in grado di passare dal gioco del Barcellona a quello del Real con grande semplicità, con un click, e questa sarebbe stata la loro forza.
Forse era solo un modo per sancire definitivamente la fine delle ostilità iniziate quando lo Special One 
si è seduto sulla panchina del Madrid.
Forse non ci credeva realmente neanche lui. (Secondo me le Furie Rosse sono molto più blaugrana che merengue, e si è visto).
Ma se ci fosse una vena di verità nelle sue parole stento a credere che lo strapotere spagnolo sia vicino alla sua fine.

Prima si parlava gli spagnoli che palleggiano in orizzontale quando hanno la palla, e pressano forte quando non ce l'hanno.
Ora si parla di quelli hanno domato gli spagnoli rispondendo con un gioco molto fisico (quindi una pressione maggiore sui palleggiatori) e una qualità nei fondamentali assolutamente eccezionale,aprendo voragini nella difesa grazie alle verticalizzazioni e alla velocità per venire a capo del pressing.

E se la Roja, come sostiene il centrocampista di Fuentealbilla, fosse realmente in grado di premere l'interruttore? Cioè di verticalizzare in stile Real Madrid/Bayern Monaco/Brasile, nel bel mezzo del suo palleggio orizzontale, come potrebbero rispondere gli avversari che pensano di dover fronteggiare una squadra che gioca in orizzontale?

Certo una squadra che ha una doppia identità non si è ancora vista. O meglio: non si è ancora vista una squadra che può sfruttare due idee di calcio così diverse, praticamente opposte, con efficienza.
Ma aspetterei ancora un po' prima di esserne sicuro.












1 commento:

  1. Eccellente analisi tattica, Alessandro, per la quale ti faccio i complimenti. Al di là di tutto, è chiaro che per disinnescare il tiki taka, o quantomeno renderlo meno efficace, occorre avere una tecnica di prim'ordine. Perché è inutile riuscire a interrompere il possesso palla spagnolo se poi non si riesce a gestire il pallone stesso, con controlli approssimativi o passaggi sbagliati. Da questo punto di vista era quasi inevitabile che fosse il Brasile, col suo palleggio raffinato, a spezzare l'incantesimo. L'Italia sotto questo aspetto è indietro, anche se, lo ribadisco, non certo su livelli terribili, e certi suoi errori di tocco e di misura visti in queste gare si sono ridotti nel momento in cui la condizione fisica è leggermente migliorata. Tornando alla Spagna, anch'io penso sia più blaugrana che merengue: riguardo al tuo ultimo interrogativo, cambiare in quattro e quattr'otto anima di gioco è difficile, soprattutto quando la... prima anima è così radicata. Non so... Secondo me il rinnovamento della Seleccion sarà più laborioso di quanto si creda, però, ripeto, il fatto che possa ridiscendere fra i terrestri non significa che abbia esaurito la scorta delle sue prodezze. Dovrà solo sudare di più.

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