lunedì 10 febbraio 2014

Calcio e divertimento al San Paolo

Partita divertente al San Paolo di Napoli nell'anticipo serale della 23.ma giornata.
In un turno in cui erano di scena il derby della capitale e la frizzante trasferta della capolista Juventus in casa della sorpresa Hellas Verona la sfida del San Paolo è stata, con buone probabilità, la più esaltante, andando quasi a mascherare il periodo non eccezionale della squadra di Benitez e il campionato "da cancellare" dei rossoneri.
Appunto, quasi. Tra l'altro per una ventina di minuti, non di più.

Entrambe le formazioni schierate con il 4-2-3-1 hanno offerto un calcio apprezzabile dal punto di vista dello spettacolo e del ritmo, certamente non per la precisione nelle giocate o la cura dei dettagli.
Sicuramente ha influito il gol di Taarabt dopo otto minuti di attacco azzurro ininterrotto, poi prolungatosi anche oltre il gol dell'ex Fulham. Quindi spazio al contropiede degli uomini di Seedorf, mai precisi nel capitalizzare e costantemente colti di sorpresa e impreparati ad incassare le sfuriate offensive dei padroni di casa, anch'essi imprecisi.
In sostanza venti minuti divertenti, caratterizzati da un gioco che ci piace definire "europeo", perché non si vede molto spesso nella nostra Serie A troppe volte bloccata da tatticismi e mentalità difensiva.
Ma Milan e Napoli hanno palesato gravi carenze nei reparti difensivi, incapaci di sostenere due attacchi di prim'ordine. Con conseguenti squilibri tattici che hanno portato le squadre a spaccarsi letteralmente in due tra attacco e difesa, aprendo grandi varchi a ridosso del centrocampo.
Si potrebbe puntare il dito contro le due coppie di centrali difensivi: il Napoli cerca di imporre questo calcio dall'inizio della stagione e già diverse volte sono state messe in evidenza le difficoltà di Albiol e Fernandez nel difendere a 30-40 metri dalla propria porta. Tutt'altro esito, invece, quando si trovano in area di rigore. Stesso discorso per il duo francese schierato da Seedorf. 
Però, dal momento che queste difficoltà sono legate alle caratteristiche e alle possibilità dei difensori in questione, mi sento di poter giustificare, almeno in parte, questi ultimi.
Inoltre va aggiunto che i mediani sono quelli che dovrebbero garantire filtro alla difesa ma anche loro, spesso, sembrano incapaci di contenere le avanzate avversarie perché presi costantemente in infilata dagli attaccanti avversari, già lanciati in corsa.

Se questo viene definito calcio europeo non è perché guardando le partite della Premier, della Liga o della Bundes possiamo vedere spettacolo e velocità per 90'. Ma non si vedono neanche (o almeno non sempre) squadre così vulnerabili perché questo ridurrebbe ad una barzelletta il calcio al di fuori dello "Stivale".
Quello che si è visto in quel di Fuorigrotta è un'idea di calcio che vuole essere come quello di altri campionati, ma ancora non ci riesce. Un po' perché in fase di costruzione, un po' per caratteristiche di alcuni interpreti. Come logica conseguenza non ci sono stati risultati eccezionali o comunque dimostrazioni di grande maturità (vedi i due punti del Napoli con Bologna, Chievo e Atalanta). Bisogna però dare tempo e, soprattutto, fiducia a questi progetti perché per raggiungere grandi risultati bisogna lavorare parecchio.
In questo caso sembra che Benitez e Seedorf stiano lottando contro il calcio italiano: la mentalità difensiva, il contropiede, il "catenaccio", il "vince chi subisce meno gol" e la difesa a tre o cinque o undici che sia, sono tutte pratiche ormai consolidate nel nostro modo di fare football e non possono essere cancellate da un giorno all'altro. Non solo. Non si può parlare di tendenza innovatrice che ci porterà di qui a breve a veder giocare la maggior parte dei club italiani con quattro attaccanti, cercare di farne uno in più dell'avversario e via discorrendo.
Benitez ci aveva già provato anche all'Inter, in un'Odissea durata pochi mesi e terminata come tutti sappiamo. Per Seedorf è la prima esperienza e le linee guida sono già state tracciate. Una prima, recente, spinta verso questa direzione (tra quelle che hanno avuto successo) è stata tracciata da Conte e Montella alla guida, rispettivamente, di Juventus e Fiorentina.
Club e tifoserie di Napoli e Milan si aspettano molto dal proprio tecnico.
Dal canto loro gli allenatori hanno bisogno di tempo. 
Sarà loro concesso?

















2 commenti:

  1. Quest'anno ho visto più di una volta in tv le partite del Napoli e debbo dire che pratica un gioco di stampo veramente internazionale, secondo quelli che sono attualmente i canoni del football giocato nei campionati più avanzati, del resto credo che Benitez sia stato preso proprio per questo, affinare la mentalità e il modo di stare in campo della squadra portandoli ad una dimensione compiutamente europea, con tutte le ricadute positive che ciò comporta. Diverso invece è il discorso relativo al difensivismo italico, o presunto tale, che se interpretato in maniera intelligente e costruttivo può essere una scuola dignitosissima, funzionale e vincente. Non si parla ovviamente di simil - catenaccio e di ostruzionismo fine a se stesso, ma di quella benedetta attenzione alla copertura che ha fatto per decenni la fortuna del nostro pallone e di cui ora si è perso lo stampo, anche a causa del decadimento qualitativo della scuola italiana di difensori (con ricorso a giocatori esteri che però spesso sono tutt'altro che superiori ai nostri, si pensi a quelli che schiera il Milan attualmente...).

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  2. Esattamente! L'idea non era tanto di minimizzare il nostro calcio che è in assoluto uno dei più vincenti, quanto quella di capire quanto si possa introdurre nel nostro campionato (a Napoli come a Milano, ma sostanzialmente ovunque).
    Certo è che visto l'andamento degli ultimi anni, cercare di portare un po' "d'aria fresca" non può che far bene, in vista di una ripresa del gioco all'italiana, che (come hai detto anche tu) non è ostruzionismo, ma ben più complesso e percorribile.

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