lunedì 14 luglio 2014

Germania campione, Argentina sfortunata e imprecisa

La nazionale tedesca ha vinto il quarto titolo mondiale, raggiunge l'Italia e sancisce il trionfo di un sistema che negli ultimi anni si è imposto ai vertici del football mondiale.


La Germania è sempre stata una nazionale qualitativamente valida. Dal Mondiale nippo-coreano del 2002 ha sempre ben figurato, eccezion fatta per l'Europeo in Portogallo. Si è evoluta nel gioco e nello stile negli ultimi anni. Anche negli ultimi mesi sono avvenuti cambiamenti significativi, in particolare con l'approdo di Guardiola al Bayern, ma tutto ciò che è stato importato si è inserito in un sistema già funzionante, armonioso e in qualche misura vincente.
Il successo di questo modello è dovuto ai cambiamenti della Bundesliga e delle squadre che vi abitano. I vivai, gli stadi pieni, giovani tedeschi sempre sul pezzo e considerati dalla prima squadra. Tutto questo è il sistema vincente, un'idea di calcio che rende ridicolo il paragone con quanto sta accadendo in Italia, dove si assiste a scempi di stadi vuoti, vivai zeppi di giocatori stranieri dalle discutibili qualità e altro ancora che sta affossando il calcio nostrano.

La finale di ieri ha, dunque, premiato la Germania. L'1-7 della semifinale non è stato necessariamente di aiuto. Ha dato carica e consapevolezza nei propri mezzi, questo è certo. Il rischio era quello di specchiarsi troppo nella propria semi-perfezione. Un rischio che a momenti veniva pagato con il gol subito e, perché no, con una sconfitta. L'Argentina, dal canto suo. aveva un giorno in meno di riposo e aver giocato i supplementari contro l'Olanda ha tolto molte energie, ma in una finale Mondiale tutto questo passa in secondo piano e gli uomini di Sabella hanno saputo trovare ottime contromisure al primato tecnico-tattico dei teutonici: in termini di occasioni da gol e pericolosità offensiva le due squadre si sono equivalse.
Si è detto che la Germania ha saputo importare nuovi caratteri per il suo gioco. La difesa alta e palleggiatrice vista in questo Mondiale ne è la prova, ma le assenze e i cambi forzati hanno rischiato di far saltare tutti i piani.

Per necessità ieri, come spesso è accaduto negli ultimi trenta giorni, si è vista una Germania asimmetrica: Howedes - che ha colpito il palo su schema d'angolo al 45° - bloccato nel ruolo di terzino sinistro difensivo, lascia la fase offensiva all'esterno alto (spesso Ozil, poi Schurrle) e a Toni Kroos, impegnato nel ruolo di mezz'ala sinistra. Sull'altro versante l'esterno (Muller) converge verso il centro e lascia campo libero alle scorribande del capitano-stacanovista Philip Lahm. Nel mezzo Schweinsteiger, vero frangiflutti di questa squadra, e Kramer, il più logico sostituto di Khedira nel compito di inserirsi centralmente, completano il reparto insieme al già citato Kroos.
L'infortunio del giovane centrocampista del Borussia Moenchengladbach ha scombinato i piani di Low. Senza riserve in mediana (alla luce del forfait del centrocampista del Real Madrid) ha inserito Schurrle trasformando il 4-3-3 in un 4-2-3-1 che non ha garantito il controllo del pallone e dei contropiede avversari. Il CT tedesco, infatti, ha poi abbassato la posizione di Ozil per garantirsi maggiore qualità in fase di palleggio, tornando al 4-3-3 o, più verosimilmente, ad un 4-1-4-1.

Sabella ha risposto con un 4-4-2 molto scolastico che impediva ai suoi il controllo del gioco e del possesso, ma si è rivelato una scelta vincente in fase difensiva. Più d'una l'attacco in maglia bianca ha girato a vuoto, incapace di trovare le giuste distanze.
Certo, tutto è più semplice quando si ha un vero Jefecito nel mezzo, un leader difensivo che comanda la difesa come fa Mascherano. In grado di condizionare l'attacco avversario e indurlo all'errore. Capace di valutare le azioni più pericolose e scegliere quando intervenire per spendere il fallo. Al suo fianco lo scudiero Biglia rinuncia alla fase di impostazione, ma chiude saggiamente le linee di passaggio e scarica per i compagni più liberi. Quando si appoggia ad Enzo Perez questi è incaricato di fare il Di Maria della situazione. L'assenza del Fideo si è sentita, ma il centrocampista del Benfica ha provato a trasformare tutte le azioni da difensive ad offensive con voraci break palla al piede, avvicinandosi così alla zona di competenza di Messi. Leo, dal canto suo, da oltre un anno ha ridotto i suoi movimenti senza palla. Ha ridotto il suo raggio d'azione ad una piccola porzione di campo. Spesso vuole ricevere da fermo, palla nei piedi. Non che questo sia necessariamente un vantaggio per lui e la sua squadra. Per questo è preferibile farlo giocare con altri attaccanti di ruolo davanti a lui, per aprire le difese. Detto questo, al netto delle critiche, in questo Mondiale ha saputo estrarre dal cappello la giocata vincente più di una volta, e in competizioni come questa pesano più del solito. 

Ad ogni modo, la consapevolezza di dover lasciare l'iniziativa agli avversari non ha turbato l'Argentina: spesso preferisce difendere e ripartire anche se l'avversario non è dei più forti. La sostituzione di Lavezzi nell'intervallo ha cambiato l'assetto. Con Aguero si è passati al 4-3-3 o al 4-3-1-2 con Messi lasciato libero di cercare la posizione che riteneva più agevole (spesso però pizzicato in un'anonima staticità, e non sarebbe la prima volta) Il Kun e Higuain partivano centralmente per poi defilarsi, lasciando libertà d'azione alla Pulce. Proprio come detto poco sopra.
Per tutta la partita l'Albiceleste, almeno nelle idee, ha saputo attaccare la difesa alta della Germania. Difensori come Hummels e Boateng (aggiungiamo anche Howedes) rischiano molto quando difendono lontano dall'area, ma ieri difficilmente sbagliavano anche gli interventi più difficili. Quando non potevano contrastare il fulmineo attacco avversario sono stati graziati dall'imprecisione al tiro degli uomini di Sabella.

La squadra di Low ha cercato di imporre il proprio gioco con fitte trame di palleggio e controllo del campo. Non necessariamente ci è riuscita. Grandi meriti all'Argentina e a Sabella. Dati per sconfitti ancor prima di iniziare a giocare, e invece più volte, per diversi scorci di partita, sono sembrati più compatti e incisivi degli avversari.
La stessa azione del gol non è frutto del gioco tedesco: Schurrle, uscito dalla panchina, è lucido e attacca la difesa schierata palla al piede. Al momento giusto crossa per Gotze, anche lui subentrato, il quale risolve con una giocata che forse ancora non è stata apprezzata abbastanza. Controllo con il petto e sinistro al palo. Niente male per un classe '92 che dopo una stagione da attore non protagonista al Bayern era stato fortemente ridimensionato dalla critica.

Chiusa l'analisi tattica lascio l'epilogo a quel pezzo d'Italia che è sceso in campo nella finale di questo Mondiale brasiliano: l'arbitro Rizzoli e i suoi collaboratori. Il direttore di gara, come un giocatore, ha sentito la pressione della partita più importante dell'anno. Alcuni fischi non hanno avuto il consenso dei replay (ma da casa è tutto troppo facile), in particolare riferimento ad un fallo fischiato contro Higuain, letteralmente travolto da Neuer. I cartellini, invece, sono stati usati con giudizio. Con merito ha spento sul nascere qualunque accenno di nervosismo anche quando le reazioni dei ventidue in campo non erano delle più corrette (il giallo ad Aguero è un caso lampante). Inoltre, in più di un'occasione, si è trovato sulle linee di passaggio del pallone o dei giocatori. Ottimo lavoro dei guardalinee che hanno avuto diverse occasioni per essere protagonisti e hanno risposto al meglio. Lo stesso Higuain si è visto annullare un gol per un fuorigioco visibile, ma non necessariamente facile da segnalare.
Sufficiente nel complesso la direzione di gara.

2 commenti:

  1. Strepitosa analisi tattica, non posso che farti i miei complimenti. :) E' vero, l'Argentina ha azzeccato la grande prestazione, la migliore del suo Mondiale, e come spesso capita nel calcio è stata punita nella sua giornata di grazia. Finale equilibrata e combattuta, anche i tedeschi hanno fatto ciò che potevano, presi in mezzo dalla superba disposizione avversaria: ricordiamoci che i panzer hanno dovuto superare difficoltà terribili perché del tutto improvvise e impreviste, come l'infortunio in extremis di Khedira e quello in corso d'opera del suo sostituto naturale Kramer, che ha costretto Low a una rivisitazione tattica del complesso.

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    1. Grazie mille Carlo!
      Effettivamente affrontare una finale ricevendo il forfait di khedira in extremis e dover poi rinunciare al suo sostituto a partita in corso non è facile per nessuno. Non so se in una finale mondiale è mai accaduto prima, ma è abbastanza clamoroso.

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