mercoledì 2 luglio 2014

Superati anche gli ottavi di finale. Ecco alcune considerazioni personali.

Con gli ottavi di finale si è chiuso il primo step della fase ad eliminazione diretta di un Mondiale con poche sorprese ma molto spettacolare. 
Mi sono preso un po' di tempo per riflettere dopo le prime partite e ad oggi diverse nazionali hanno disputato già quattro partite. E' possibile fare un primo bilancio generale.

Sono rimaste solo otto squadre, forse le migliori otto.
Non a caso sono ancora in corsa quelle che hanno chiuso la fase a gironi al primo posto, così come era successo in Champions League qualche mese fa, e di cui ho già parlato su questo blog (ecco l'articolo). Quando si tratta di club ci sono alcun fattori da considerare che per i Mondiali non possono valere: le spese folli per giocatori di primissimo livello, l'affiatamento e l'intesa tra reparti e tra singoli che vengono plasmati ad ogni allenamento e quindi la mano di un allenatore che ha a disposizione molto più tempo di un CT di nazionale.
Questi Mondiali però ci dicono che le sfide sono decisamente più combattute del previsto, e soprattutto lo sono molto più degli ottavi di Champions dove spiccavano risultati (nel doppio confronto) come 9-2, 5-1 e 6-1. Passano le migliori otto, certo, ma a cinque di queste non bastano novanta minuti e per ben due volte è stata la lotteria dei rigori ha dare il verdetto finale.
Partite tirate, sempre in bilico, come in poche altre occasioni, ma alla fine trionfa la squadra più quotata anche se non lo meriterebbe.
Da sottolineare alcune prestazioni indegne della classe arbitrale che tra rossi non dati, rigori regalati e decisioni discutibili, di certo non sta facendo un figurone.
Ma le emozioni in Brasile sono altre: la traversa colpita da Pinilla, il palo di Dzemaili, le parate di Navas e Ochoa, il carattere di squadre come Stati Uniti e Algeria ci hanno regalato attimi di pura adrenalina che non sempre queste partite sono in grado di trasmettere.

Adesso andiamo oltre il lato emotivo e passiamo al campo.
Tra le formazioni che hanno espresso il gioco più accattivante, equilibrato, e in un certo senso vincente vanno segnalate sicuramente quelle dell'America Latina. Anche Cile, Messico e Uruguay che oggi sono fuori.
La verticalità è la caratteristica principale del loro gioco offensivo. Niente palleggio reiterato nel mezzo, niente palla appoggiata al portiere, tre passaggi e si cerca la porta con tagli, lanci lunghi e tiri da fuori. Non a caso la Spagna, che ha cercato di esasperare il suo gioco, è stata fatta fuori dopo 180'. La nostra Italia ha cercato di dominare gli avversari a centrocampo, proteggendo la stella Andrea Pirlo con una folta schiera di mediani e giocatori di buona gamba per concentrare le energie del regista bianconero nel palleggio. Ovviamente è stata una pessima idea.
Qualche gradino tecnico-tattico più in basso ha subito la stessa sorte il Giappone di Alberto Zaccheroni, dato per favorito nel passaggio del turno perché già presente in Brasile un anno fa, è stato surclassato per velocità e applicazione da tutti i suoi avversari; con Zac anche la Croazia e l'Inghilterra sono tornate a casa dopo sole tre partite.
Chi ha fatto vedere qualcosa di buono, come si diceva, sono state quelle squadre che forse per necessità, forse  per volontà, tendono a saltare il centrocampo per applicare schemi semplici ma elementari negli ultimi venti metri. Il Brasile e l'Argentina, in più, hanno potuto fare affidamento su due numeri 10 decisamente fuori dal comune, in grado di portare avanti la baracca a suon di giocate roboanti e colpi di gran classe. Ma in questo caso saltano tutte le tattiche, tutti i programmi, non c'è niente da fare.
Discorso diverso per nazionali come Cile e Messico che di giocatori come Messi e Neymar non ne hanno, ma sono state capaci di tenere alto il livello di concentrazione ed intensità nelle quattro partite, e non è roba da niente. Pressing asfissiante, consapevolezza dei propri limiti e azioni, come dicevo, poco ragionate e molto verticali, per dare alla manovra quel ritmo compassato che per molte europee è stato una condanna.
Solo la Germania è stata capace di mettere in mostra un palleggio ragionato ed essere allo stesso tempo efficace, al punto da goleare il Portogallo nella prima partita. Nell'ultima sfida, però, l'Algeria è stata in grado di mettere alle corde Neuer e compagni senza sfoggiare un gioco che ricordi minimamente il famoso tiqui-taca. La nazionale teutonica si è liberata degli uomini di Halilhodzic solo nei tempi supplementari, non senza sofferenze Si potrebbe pensare che se non ci fosse stata un'enorme superiorità tedesca in quanto a tecnica ed esperienza il risultato sarebbe stato diverso.

Un altro punto da analizzare, più brevemente, è la tenuta atletica. Gli stessi Sudamericani di cui sopra hanno palesato una forma fisica decisamente superiore rispetto a molte compagini che oggi guardano il Mondiale dal televisore. Anche perché è difficile scegliere di votarsi ad un gioco verticale, quindi al ritmo alto, quindi alla consapevolezza di dover pressare forte per recuperare il possesso, senza che le gambe e il fiato lo consentano.
Molti affermano che l'abitudine di queste nazionali alle temperature e all'umidità del Brasile sta facendo la differenza, ma forse non è l'unico fattore.
Può aver influito anche l'età media di alcune squadre, decisamente troppo elevata negli undici titolari. In questo senso bisogna fare i complimenti a Van Gaal che ha svecchiato sensibilmente l'Olanda, soprattutto nel reparto difensivo, lasciando a casa diversi veterani che avrebbero causato solo problemi.

Piccola nota conclusiva.
Il Belgio sta confermando il suo status di testa di serie facendo l'en plein di vittorie. Due soli gol subiti, a conferma del buon sistema difensivo disegnato da Wilmots e già applicato nelle qualificazioni.
La squadra gira, ottiene i risultati che cerca ed è in grado di utilizzare tutta la rosa senza perdere efficacia. Il CT continua a sostenere la sua politica del turnover e sin qui i risultati gli danno ragione.
La manovra manca ancora di fluidità e la squadra soffre troppo proprio per questo, ma per ora è andata bene.
Mi permetto di sottolineare una sola nota stonata: Eden Hazard. Sto esagerando,sì, ma solo un po'. L'esterno del Chelsea è un faro nell'attacco dei Diavoli Rossi, si sta sacrificando più del solito in copertura ed ha anche lasciato il segno con qualche giocata importante. Allora dov'è il problema?
Vedendo giocare Hazard si ha come l'impressione che una buona parte del suo immenso talento si sprechi durante i novanta minuti. Spesso relegato sulla fascia, come piace a lui, ma senza entrare nel vivo dell'azione. Quando riceve palla si trova isolato e costretto a driblling e giocate che non servono ne a lui ne alla squadra. Ieri sera in alcune situazioni ha avuto l'occasione di incidere, con assist per i compagni o timbrando il cartellino in prima persona, ma è stato impreciso o chiuso dagli avversari. Sembra costretto al ruolo di comprimario di lusso. Ruolo che, così, a naso, gli sta un po' stretto.
Il prossimo avversario sarà l'Argentina che ha disegnato il proprio undici per cercare di valorizzare Leo Messi, sapendo che se gira lui gira anche la squadra. Servirà il miglior Belgio per fermare la Pulce argentina e i suoi compagni. Servirà una prestazione impeccabile in difesa e cinica, in grado di sfruttare il maggior numero possibile di palle gol, in attacco. Oltre questo servirà il milgior Eden Hazard. Ma sarebbe solo la prima volta in questo Mundial brasiliano.

2 commenti:

  1. Sul Belgio e su Hazard ti ho risposto sul mio blog. Per il resto ottima analisi come sempre, debbo però dire che il discorso Italia lo vedo più complesso, e non credo che la tattica del possesso palla e del "mezzo tiqui taca" sia stata una delle basi della sconfitta. Sai come la penso: è stato tutto sbagliato, dalla selezione dei calciatori alla preparazione atletica, l'organizzazione generale della spedizione in Brasile, l'approccio all'evento, la gestione del gruppo da parte del CT, l'aver rinnegato (eccezion fatta per la prima gara) la filosofia portata avanti in questi quattro anni, l'improvvisazione. E ovviamente l'atteggiamento di molti calciatori, che non sono parsi affatto "sul pezzo" come una rassegna mondiale richiederebbe, né sono stati in grado di creare quell'unità d'intenti che in certe circostanze è fondamentale. Sulla condizione fisica, tutto vero: dal nostro punto di vista è sconfortante notare come siano tutti piuttosto brillanti, come tutti corrano più di noi, mentre noi camminavamo anche quando c'era da recuperare lo svantaggio. Nessuno ha ancora pensato di fare qualche domanda allo staff medico -. scientifico del Club Italia, strano.

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  2. Mi è capitato di leggere prima la risposta sul Belgio sul tuo blog e inevitabilmente l'ho collegata al mio articolo. Sì, Hazard può essere un CR7 o qualcosa di simile, decisamente.
    Indubbiamente sull'Italia e sulle decisioni prese, a partire da quelle "di scrivania", ci sarebbero moltissime puntualizzazioni da fare, come hai anche fatto tu su Note d'Azzurro.

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