lunedì 1 settembre 2014

Problemi d'agosto. C'è tutto il tempo per rimediare

Settembre. Finito agosto. Finito il "calcio d'agosto". I maggiori campionati europei hanno giocato almeno due giornate (eccezion fatta per la Serie A).
Al di là dei buoni propositi, dell'inserimento dei nuovi acquisti, di tante coincidenze che si potrebbero ravvisare in questo primo scampolo di stagione. In quello che, di fatto, è il mese meno rappresentativo dell'andamento della stagione si evidenzia una certa carenza di risultati per le big di tutta Europa

Anno due post-Ferguson. In Premier League il Manchester United del neo allenatore Van Gaal ha sorpreso molti tifosi presentando un modulo tattico disegnato sulla base di un 3-5-2.
I Red Devils devono riprendersi e riaffermarsi da subito dopo una stagione  tribolata vissuta lontano dalla vetta della classifica. Scansando qualunque possibile critica allo stile, lo spettacolo o alla scelta di uomini e modulo, vado dritto al punto. Due punti in tre partite. Con aggiunta di sconfitta in Coppa di Lega per mano del Milton Keynes Dons. Così non va. Decisamente non va.
Ma se la parte rossa di Manchester non se la spassa, non può dire di star meglio la parte blu.
Il City di Pellegrini cercava conferme dopo il titolo dello scorso anno. L'inizio è stato incoraggiante: due vittorie con Newcastle e Liverpool, non avversari qualunque. Poi il tonfo in casa contro il più modesto Stoke. A segno con l'ex United Diouf nel gol-partita.
Anche il Liverpool aveva superato un ostacolo difficile alla prima, battendo il rivoluzionato Southampton. Nell'ultimo turno è stata molto convincente la vittoria (tre a zero il finale) contro il Tottenham. Nel mezzo il già citato passo falso contro i Citizens. Non è un bottino da buttare. Tre squadre ostiche. Ma l'anno scorso dopo tre giornate i punti erano nove, e non è bastato.
I Gunners di Wenger ancora non hanno trovato la maturità che cercano da anni. Il pareggio contro l'Everton è frutto dell'arrembaggio dei minuti finali. Ma la prima ora di gioco è stata davvero insufficiente. Nell'ultimo turno, poi, il pari con la matricola Leicester. Si poteva fare di più. E andava fatto.

In Bundesliga Guardiola si ritrova con un Bayern diverso dalle sue aspettative. Kroos fuori. Xabi Alonso dentro. Javi Martinez infortunato. Benatia il sostituto. Poi Rode e il rientrante Badstuber. Cambi o no i bavaresi non convincono sotto il profilo del gioco. Strano. Perché l'ex allenatore del Barça di solito regala spettacolo. In più sarebbe anche un vincente, con quel palmarès. Ma neanche i risultati sono eccezionali. Nelle prime due partite c'era da affrontare Wolfsburg e Schalke 04. Due tra le compagini più attrezzate del campionato. I biancoverdi sono stati sconfitti. Huntelaar e compagni no. Certo il pari finale è legittimo, ma dopo quel che si è detto dalla semifinale di Champions della passata stagione ad inizio campionato ci si poteva aspettare di meglio.
Non ne ha approfittato il Borussia. A dire il vero il campionato dei gialloneri è iniziato nel peggiore dei modi con un gol subito da Bayer Leverkusen dopo una manciata di secondi. Sconfitto alla prima ma vittorioso alla seconda e tre punti già persi per strada.

In Spagna i campioni in carica del Cholo Simeone, forse perché privati della figura del loro mister a bordo campo dopo gli screzi della Supercoppa, forse proprio per le fatiche di suddetta competizione, hanno fallito un bersaglio semplice all'esordio pareggiando sul campo del Rayo. Si sono poi ripresi con una vittoria contro l'insidiosa matricola Eibar.
Anche i cugini del Real Madrid hanno faticato alla prima, riuscendo però a strappare i tre punti. E dopo i primi venti minuti della seconda partita, in trasferta sul campo della Real Sociedad, sembravano poter raggiungere facilmente quota sei. Nell'ora successiva di gioco, invece, si è consumato il più classico dei suicidi calcistici: concentrazione sotto tacchi, reparti separati, e avversari incoraggiati ad attaccare. 4-2 il finale e tante critiche da fronteggiare per Carlo Ancelotti e i suoi uomini. Ci si poteva aspettare qualcosa in più da entrambe. Magari dobbiamo solo aspettare il prossimo turno, quando sarà di nuovo derby.

La Ligue 1 francese non fa eccezione. Sostanzialmente ci saremmo aspettati un PSG sempre più dominatore del campionato con buona pace del Monaco e delle altre inseguitrici. I monegaschi hanno avuto un inizio da incubo, con quattro punti nelle prime quattro. Risultati che mettono in dubbio lo stesso status di "grande" della Ligue 1. I parigini, però, non devono venir meno ai loro incarichi.
Ibrahimovic ha avuto più di qualche "fastidio" in quest'inizio. E se lo svedese non è al top, l'intera corazzata di Blanc non è al top. Ibra si è ristabilito prima della quarta giornata e la vittoria per 5-0 sul Saint-Etienne lo testimonia. Sono i due pareggi nelle prime tre a far muovere critica. Otto punti su dodici. Anche loro potevano iniziare meglio.

Luis Enrique, il suo Barça è a punteggio pieno dopo due turni
Solo due squadre riescono a scampare a questo andamento negativo di inizio stagione.
In Inghilterra il Chelsea di Mourinho è a punteggio pieno e guida la classifica. I Blues stanno anche convincendo sotto il profilo del gioco. I sei gol rifilati all'Everton del rinnegato Lukaku non possono essere una coincidenza. Il mercato robusto della squadra di Londra ha portato solidità, esperienza e anche efficacia. Oltre ad aver avvicinato significativamente la rosa alla squadra ideale del proprio tecnico.
A punteggio pieno, dopo due turni, c'è anche il Barcellona, che comanda in Liga. In panchina siede Luis Enrique. Richiamato a casa dopo una stagione a Vigo sulla panchina del Celta. I Blaugrana hanno già due e tre punti di vantaggio rispettivamente da Colchoneros e Blancos. Sappiamo quanto sia importante in un campionato come la Liga partire con un vantaggio simile. Da registrare, inoltre, l'utilizzo di diversi canterani da parte del tecnico asturiano. Alcuni sono già andati in gol. Munir El Haddadi alla prima. Sandro alla seconda, peraltro segnando l'unico gol dell'incontro.

Sono passate solo poche giornate e già ci sono stati alcuni colpi di scena. Lo Special One si distingue. Il giovane Luis Enrique lo emula. Gli altri non ci riescono. Sappiamo, però, che la stagione calcistica è solo alla sua alba. Ha ancora molto da dire. Tutte le squadre hanno ancora da lavorare, da migliorare. Ora spazio alle nazionali. A metà settembre si riparte, e chi si ferma è perduto.

2 commenti:

  1. Il caso dello United è del tutto particolare. Siamo di fronte alla fine di un'era e al classico salto nel buio che caratterizza questi passaggi epocali. Facendo le debite proporzioni e con tutti i distinguo del caso, è una situazione simile a quella che sta vivendo il Milan, passato dall'epopea del miglior Berlusconi (si parla di calcio, a scanso di equivoci), quella che fece del Diavolo un club guida a livello mondiale, alla necessità di ripartire con mezzi limitati, in pratica di reinventarsi. Il Manchester del dopo Ferguson è più o meno la stessa cosa: chiusa un'epoca che ha segnato in maniera indelebile il DNA del club e la storia del football, ne deve ripartire un'altra, con uomini e, forse, idee diverse. La differenza è che lì i soldi non mancano, ma i soldi non possono tutto. Certo Van Gaal rappresenta una cesura netta col passato: è vero che siamo all'inizio e che per giudicarne il lavoro ci vorranno mesi, ma lui non si è messo nelle condizioni migliori per operare in tranquillità, quella sconfitta in Coppa era assolutamente da evitare. L'arrivo di Falcao dovrebbe risolvere, nell'immediato, molti problemi.

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  2. Ci sta ripartire da zero dopo l'era di Ferguson però effettivamente è quel che stanno cercando di fare. Forse senza troppe idee, ma con l'eccesso nella spesa. Mi aspettavo un impatto migliore dell'olandese soprattutto perché il primo anno, quello di shock, quello di transizione soprattutto psicologica, è già passato.
    Sicuramente c'è bisogno di tempo, ma non so se lo United può permettersi un'altra stagione senza Europa.

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