mercoledì 29 ottobre 2014

Alla ricerca de La Undecima

La vittoria nel Clasico di sabato scorso rafforza una volta di più lo spogliatoio, l'ambiente e il madridismo tutto. A Madrid si respira un'aria molto più fine e leggera dopo la finale di Champions del 24 maggio scorso, e questo non può che giovare alla squadra. Il Real però è una di quelle squadre che deve sempre superare se stessa e non può fermarsi. Per questo motivo tra gli obiettivi stagionali non può mancare la ricerca del l'undicesima Champions League.
Fino a poche settimane fa si parlava delle palesi difficoltà cui Ancelotti andava incontro con le avventate cessioni di Di Maria e Xabi Alonso dell'ultimo mercato: due uomini-cardine del progetto di merengue, ceduti e rimpiazzati da James Rodriguez e Kroos. Non gli ultimi sprovveduti, ma comunque diversi, per caratteristiche e attitudini, ai protagonisti della campagna precedente.
Le voci hanno trovato ragione con le prime giornate di Liga, dove i Blancos hanno ottenuto solo una vittoria nelle prime tre. Una piccola giustificazione, il tecnico di Reggiolo, l'aveva trovata nei ripetuti impegni di Supercoppa (europea e spagnola) che hanno congestionato il mese di agosto.
Così, tra risultati insoddisfacenti e un gioco poco appetibile, le critiche hanno subissato i campioni d'Europa fino ad ipotizzare l'esonero di mister Carlo Ancelotti. Pura follia.
E' bastato qualche piccolo accorgimento tattico, risistemare un minimo la difesa e trovare i giusti ritmi in fase offensiva per capovolgere le considerazioni dei media e del pubblico. Inanellate nove vittorie  consecutive, condite da una difesa arcigna e con l'ausilio dell'insesauribile Cristiano Ronaldo. Costantemente in gol dalla terza giornata, il fenomeno di Madeira, ha trascinato i suoi compagni alla riscossa. Oggi il suo score dice: 16 reti nelle prime 9 (ma solo otto giocate) di campionato e 4 nelle prime tre uscite di Champions League. Numeri imbarazzanti che vanno al di là di ogni logica ed immaginazione. Ma CR7 non si commenta. Lo si osserva con muta ammirazione.

Il Real Madrid, però, non è solo Ronaldo. Nelle ultime due sfide, con Liverpool e Barcellona, si è affermato il centrocampo con James, Modric, Kroos e Isco: scavalcata ogni logica o formalità che porterebbe ad affiancare ad un mediano di "fosforo" uno che "porta l'acqua". A Madrid invece tutti hanno del lavoro sporco da svolgere. Ancelotti lo dichiarò apertamente con una dichiarazione nell'estate 2013, forse passata inosservata, in cui disse che se si vuole giocare un calcio propositivo e spettacolare senza perdere equilibrio e compattezza è necessario che anche i giocatori di qualità rientrino per dare una mano in difesa. Detto-fatto, ad un anno di distanza, possiamo notare un centrocampo composto da centrocampisti di grande fantasia, che mai ci saremmo aspettati potessero dare un simile aiuto alla terza linea. Ma non è un inedito.
Il 4-4-2 permette di chiudere gli spazi e coprire il campo in ampiezza. Poi la diligenza tattica di Isco e James, e i contropiede che si scatenano ad ogni palla rubata rendono il Madrid devastante.
Infatti un centrocampo a 4, da un punto di vista numerico, si era già visto nel finale della scorsa stagione: in finale di Copa del Rey il quartetto era Di Maria-Modric-Xabi-Isco, con Bale in attacco; in semifinale contro il Bayern abbiamo rivisto la stessa linea all'andata, e il gallese al posto di Isco al ritorno.
Nulla di nuovo apparentemente. Non proprio. L'assenza di Xabi e di un giocatore come El Fideo si sentono parecchio in fase difensiva. Toni Kroos ancora non ha lo stesso posizionamento e la stessa caratura difensiva del basco, questo il Real l'ha pagato a caro prezzo nelle sconfitte; un po' meno nelle ultime uscite. James, invece sta mettendo in campo diligenza tattica e dedizione al lavoro assolutamente inattese.
Inoltre, e forse è la chiave di tutto, per la prima volta si è visto un Isco in versione "Super" in entrambe le fasi. L'ex Malaga fino all'anno scorso non aveva né questa propensione al ripiegamento difensivo, né la costanza e la presenza nel palleggio madridista che dimostra oggi.

A fronte di queste valutazioni c'è chi parla di "caso Bale" perché Mister 100 milioni rischia il posto o rischia di rovinare l'equilibrio della squadra. Personalmente ancora non riesco a capacitarmi di come avere un uomo in più, di quella caratura, possa diventare un problema. Anzi, non sarei sorpreso di vederlo qualche volta partire dalla panchina, in funzione di dodicesimo uomo (oggi ufficialmente sarebbe proprio Isco il dodicesimo) per scompaginare i piani delle difese avversarie in quei momenti della gara in cui le maglie si allargano un po'.

Ad ogni modo, se è vero che oggi il Madrid sembra una macchina perfetta, in grado di affrontare qualsiasi avversario e di schiantarlo senza troppe difficoltà, bisogna sempre considerare i possibili scenari futuri.
La scorsa stagione, esattamente di questi tempi, i Blancos uscivano sconfitti dal primo Clasico stagionale ed erano alla ricerca delle giuste misure e di una ricetta per sfruttare a pieno regime tutto il potenziale della rosa: basti ricordare che Bale ha iniziato a carburare solo a metà novembre e Di Maria tra novembre e gennaio era praticamente avulso da qualsiasi meccanismo di squadra.
Fu il rientro del saggio Xabi Alonso a sistemare parzialmente le cose. Poi con l'inizio del 2014 Ancelotti trovò il coraggio di riproporre il 4-3-3 con Di Maria mezzala e da lì tutto andò straordinariamente.
Tornando alla stagione in corso, e tornando a quanto detto nelle prime righe di quest'articolo, oggi a Madrid si gioca con i nervi più distesi e con maggior serenità, ma non è detto che questo duri necessariamente fino a fine stagione.
I momenti difficili sono sempre dietro l'angolo. Se i Galacticos dovessero avere la forza (soprattutto mentale) per respingere le avversità e le pressioni provenienti dall'esterno nulla potrà fermarli.
Se la squadra dovesse continuare a collaborare con il tecnico, ed ogni giocatore con il resto dello spogliatotoio, allora l'undicesima Champions League sarà ampiamente alla portata.

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