lunedì 10 giugno 2013

Colmare il "gap"


Troppe volte le squadre italiane hanno invidiato i talenti Home-Made dei grandi club europei negli ultimi anni.
Il problema
è dei giovani giocatori italiani? Forse non così straripanti di talento come gli altri?
E' scontato che prima di tutto bisognerebbe investire nei settori giovanili e lavorare sodo.
La differenza è tutta nelle scelte delle società che non vedono i campioni che potrebbero avere e investono i loro soldi in giovani stranieri, che provengono da campionati quasi sconosciuti.

Almeno quando le cose non vanno per il verso giusto e i soldi vengono meno si punta sulla primavera? 
Neanche per idea. Si continuano a cercare colpi di mercato quasi mai illuminanti, troppo spesso ininfluenti.
L'esempio più lampante di questa politica è l'Inter. Dopo il triplete di Mourinho non ne è andata giusta una.
Complice una squadra che è arrivata ai vertici con un età media alta e forse andava liquidata velocemente dopo il 2010, invece quei giocatori, fin troppo demotivati, sono andati via con la lentezza di uno a sessione di mercato, mentre alcuni navigano ancora in acque di metà classifica con l'Inter che verrà, o che dovrebbe venire.
Esatto, se un primo errore è stato puntare su coloro che avevano vinto tutto con lo Special One un altro lo si può trovare tra giocatori e allenatori che hanno fatto da contorno in questi tre anni, e che non hanno dato la possibilità di creare un nuovo punto di partenza. Da Benitez a Gasperini, passando per Kharja e Biabiany: mai una vera rivoluzione sui giovani e troppe scelte che si sono rivelate sbagliate.
Intanto la primavera ha vinto un trofeo NextGen sotto la guida di Stramaccioni.
Sí. Proprio lui. Fresco di esonero, ha pagato forse fin troppo nonostante i pessimi risultati. Dicono di lui che non era l'allenatore giusto. Forse lo era, o forse no. Sicuramente al momento sbagliato.
Ma quelli che crescono con la maglia nerazzurra fanno di tutto per mettersi un mostra, anche se possono farlo solo con altre maglie, per lo più rimbalzano tra la A e la B vittime di prestiti e comproprietà (Questo non è caratteristico solo dei nerazzurri, purtroppo).

Potrebbe dare una mano la nazionale Under 21 che si è appena conquistata un posto alle semifinali dell'europeo di categoria strappando applausi.
Fa uno strano effetto guardare i vari Bardi, Donati, Bianchetti, Biraghi e Caldirola titolari (praticamente l'intero pacchetto difensivo della nazionale del ct Mangia) e pensare che non hanno avuto che misere possibilità di mettersi in luce con la maglia dell'Inter, mentre la squadra riempiva la rosa con i vari Ranocchia,Juan Jesus, Silvestre, Jonathan, Alvaro Pereira. E senza i risultati che giustificassero le scelte (2º, 6º e 9º posto in classifica negli ultimi tre anni, con poche fortune nelle coppe europee).

Stento a convincermi che siano i giocatori la causa delle grandi differenze con le "cantere" dei maggiori club europei.
Sicuramente molto del potenziale che si perde proviene dai vari <<E' troppo giovane.>>, <<Deve migliorare ancora>>, <<Non è pronto>>  che fanno perdere fiducia a giocatori ancora ragazzini.

Non ditelo al Barcellona, al Bayern o al Borussia...
In basso:Thiago e Pedro: prodotti del vivaio
Blaugrana.

Sopra: Muller discute con Gotze
sotto gli occhi di Badstuber







3 commenti:

  1. purtroppo l'italia ed il calcio italiano sono duri a capire...
    il metodo spagnolo o tedesco che cura moltissimo il settore giovanile è ottimo in quanto non solo crea campioni o comunque giocatori da zero senza costi...ma produce anche guadagni enormi dalle vittorie e dalle aste di mercato!!!!!

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  2. Dovrebbero investire in terzini mancini dalle indiscusse doti tecniche e fisiche, possibilmente classe '93 e provenienza francese. Un nome che sta per venire alla ribalta è un tal "Ladonét"

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  3. Non sono i giocatori il problema, non sono i giocatori... Lo dico e lo scrivo da anni, i nostri giovani sono sempre di buon livello: certo, ci possono essere dei periodi in cui ne escono di più, altri maggiormente di stallo, ma la bontà di una scuola calcistica di grandissimo valore e tradizione come la nostra non si inaridisce di colpo, e l'ultima Under 21 azzurra è lì a dimostrarlo... E' questa orrida mentalità italiana che frega i ragazzi, nel calcio come in tutti gli altri settori professionali: "Troppo giovani e inesperti, non sono ancora pronti", e ovviamente continuando a fare panchina o tribuna, o intristendosi facendo gavetta in B o in C, quell'esperienza agli alti livelli non arriverà mai. La schizofrenia e l'ottusità dell'italico calcio porta poi a investire massicciamente su stranieri modestissimi (che abbassano il livello tecnico del nostro calcio, è un dato di fatto) e su giovani di fuorivia, credo per motivi prettamente finanziari (leggasi: costano meno).

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