giovedì 18 settembre 2014

La prima giornata di Champions. Roma devastante, deludono Chelsea e PSG

Si è conclusa la prima giornata della Champions League 2014/2015 tra goleade, scontenti e qualche sorpresa.
Dopo aver fatto brevemente il punto su quanto accaduto nelle otto partite del martedì (in questo articolo) oggi provo ad analizzare gli ultimi incontri.

In apertura è doveroso parlare della Roma. Vince e convince in campo europeo come nessuna italiana faceva da diverse stagioni. Corsa, accelerazioni, tagli offensivi e precisione in fase di possesso dei giallorossi hanno messo alle corde i russi del CSKA di Mosca fin dalle prime battute, in un match che ha avuto, perlopiù, i connotati di un allenamento. Dico così perché per gli uomini di Sluckij è parso difficile anche il solo stare in campo con la convinzione e il rigore richiesti da palcoscenici così importanti. Difesa mai attenta a scappare indietro finendo per agevolare le cavalcate di Gervinho e compagni. Aggressività sparita già dopo il minimo vantaggio dei padroni di casa. I russi avrebbero a disposizione un discreto materiale per rendersi pericolosi in attacco, ma all'Olimpico è stato tutto così tremendamente difficile: tirare i remi in barca e smettere di lottare è stata una decisione quanto mai avventata. Il 5-1 finale fa male e non si cancella.
Ottimo inizio per la squadra di Garcia, dunque, ma attenzione a non specchiarsi troppo: i prossimi impegni europei saranno ben più probanti. La vera lotta deve ancora iniziare.

Proprio Bayern Monaco e Manchester City, nel girone della Roma, si sono dati battaglia per novanta minuti. Come da copione Bayern che guida le danze e gestisce il possesso; citizens che provano a rispondere di rimessa. Uno straordinario Hart ha tenuto il risultato inchiodato a zero fino al 90', ma nulla ha potuto sulla conclusione bella e impossibile (e irripetibile, aggiungerei) di Boateng.

Nel gruppo F hanno faticato più del dovuto le big. Il Barcellona di Luis Enrique si conferma ermetico e minimalista: porta ancora inviolata da inizio stagione e marcature molto limitate per gli standard di un club che ha rivoluzionato il gioco offensivo degli ultimi anni. Non sono mancati i fischi di disapprovazione verso gli undici in campo -molto diversi dalla formazione tipo- perché 1-0 all'APOEL non è abbastanza. Il messaggio  è chiaro: vincere non basta (quest'episodio fa il paio con l'oscenità di quella frangia di tifosi del Bernabeu che hanno fischiato Casillas contro il Basilea).
E' stato il Paris Saint-Germain a compiere il vero passo falso. Questo deve essere l'anno della definitiva consacrazione; a mio giudizio già c'è stata, ma per i media di mezzo mondo calcistico non è così. Ad ogni modo il tempo per vincere con l'Ibra-Team sta per scadere, e invece di mezzo ci sono i terribili ragazzini dell'Ajax di de Boer a mettere il bastone tra le ruote dei parigini. 1-1 all'AmsterdamArena e tutto ancora da costruire.

Così come Blanc, anche Mourinho ha perso per strada un paio di punti: incapace di chiudere il discorso quando poteva, il suo Chelsea è stato rimontato dal gol in contropiede di Huntelaar (sublime amministrazione dell'offensiva da parte di Draxler).
Uno a uno anche tra Maribor e Sporting Lisbona: tutto in parità. Per questo quartetto se ne riparla tra un paio di settimane.

In chiusura lascio il girone che il Napoli rimpiange.
Un raggruppamento tutt'altro che proibitivo in cui i baschi dell'Athletic non riescono a sfruttare il fattore campo contro uno Shaktar decisamente ridimensionato dopo le mirabolanti uscite di qualche stagione fa.
I dragoes del Porto, invece, confezionano il risultato più largo di questa due giorni di "Coppa": sei a zero al malcapitato Bate Borisov. Brahimi, ex Granada, sugli scudi con una tripletta (di cui un ottimo calcio di punizione) poi arrotondano il risultato le marcature di Jackson Martinez, Adrian Lopez (ex Atletico Madrid) e Aboubakar.
Il Napoli avrebbe potuto dire la sua in questo girone e sarebbe stato pienamente in corsa per il passaggio del turno. La sfida di Europa League contro lo Sparta Praga è una pillola amara che nessuno vuole mandare giù.

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