mercoledì 18 marzo 2015

Atletico - Bayer, l'analisi della partita


Con quella postura Kiessling può tirare solo in curva

Raggiungere i quarti di finale di Champions League in seguito alla lotteria dei calci di rigore deve essere un'esperienza trascendentale. Immagino la parte biancorossa di Madrid andare a festeggiare alla fontana di Nettuno a Plaza de Canovas del Castillo come se l'Atleti avesse portato a casa un trofeo. Magari non sono arrivati a tanto, ma di certo non sono state semplici esultanze post-partita, perché la favola è stata più volte ad un passo dalla fine, e ora deve proseguire.

Ho scelto di guardare e commentare Atletico Madrid - Bayer Leverkusen perché un po' ovunque, tra coloro che parlano di calcio, dalle chiacchiere da bar ai ben più noti "esperti di football", ci si aspettava un certo tipo di partita.
Devo dire che le attese sono state mantenute: è stata una partita nervosa, ruvida, a basso punteggio, con molti errori tecnici ed equilibrata dall'inizio alla fine. Parliamo di due squadre che commettono molti falli anche nei rispettivi campionati (10° per falli l'Atletico; terzi i tedeschi), quindi può apparire come una logica conseguenza, ma non può neanche essere solo una questione di atteggiamento.
Come auspicabile il ritmo è stato alto sin dalle prime battute, al punto da impedire quelle trame di gioco articolate e ben progettate che forse avrebbero fatto comodo ai padroni di casa.
Nel centrocampo dei Colchoneros mancava il capitano e metronomo Gabi. Koke ha ereditato da lui fascia di capitano e posizione in campo, pur palesando qualche carenza in fase di lettura del gioco che gli impedisce di amministrare il ritmo partita a seconda delle esigenze e delle occasioni. In parole povere, tende a verticalizzare troppo presto e più del dovuto. In più al suo fianco Mario Suarez gli affida interamente la fase di impostazione, posizionandosi praticamente da mediano centrale, da pivote, oscurandosi ad inizio azione. Magari Tiago (squalificato) avrebbe potuto dare un apporto maggiore al possesso palla e al giovane Koke.
Come si diceva, ritmo alto ed errori tecnici. Ne sono arrivati molti dal centrocampo spagnolo.

Il Bayer ha accettato che fossero i padroni di casa a fare la partita, cercando di giocare con azioni veloci, con pochi tocchi, puntando sulla straordinaria capacità dei propri attaccanti di dare uno strappo alla partita con accelerazioni improvvise e fulminee. A differenza della partita d'andata, però, le opzioni offensive sono poche e gli attacchi monotoni, finendo per semplificare la lettura dell'azione ai difensori avversari con il passare dei minuti. Le costanti delle offensive tedesche sono state:
1) Liberare Bellarabi giocando sul fronte opposto del campo per servirlo con un cambio gioco sperando di trovarlo isolato 1 contro 1 con Jesus Gamez (in alternativa lanciarlo dalle retrovie)
2) Sfruttare movimenti e sponde di Drmic, che cerca in tutti i modi di sfiancare i centrali avversari mettendola sempre e comunque sul piano fisico, per favorire gli inserimenti delle tre mezzepunte.

Calhanoglu non ha saputo prendere in mano il pallino del gioco come all'andata, schiacciato dal ritmo e dall'intensità dell'incontro. Le Aspirine hanno sentito la mancanza di un faro lì in mezzo che si facesse dare il pallone in uscita dal pressing avversario.
Poco navigati i terzini in fase offensiva, preoccupati più di difendere che di attaccare. Un atteggiamento comprensibile viste le circostanze, ma all'andata la spinta di Wendell e Hilbert costrinse gli esterni offensivi del Cholo a ripiegare bassi nella propria metà campo. Poteva essere una soluzione valida per smorzare gli attacchi dell'Atletico, perché Arda e Cani hanno solo da ringraziare se in fase di ripartenza devono coprire 30 metri di campo piuttosto che 60.

Due fattori positivi e costanti per 120' hanno aiutato l'Atletico: il lavoro della coppia Mandzukic-Griezmann. Il gigante croato ha lottato con i difensori avversari finché è stato in campo, sapendo di creare enormi spazi, sfruttati proprio dal francese dai capelli di platino, una costante spina del fianco delle Aspirine.
Il secondo fattore è stato sicuramente Simeone in versione capo-ultras che arringava la folla come se stesse in curva. Esemplari i tifosi nell'assecondarlo ogni volta, come se guardassero la panchina, non il campo. 

Non ho fatto la cronaca della partita in stile "racconto delle occasioni da gol" perché è stato un match povero sotto quest'aspetto. Poche volte i Colchoneros hanno avuto la possibilità di bissare il sinistro dal limite di Mario Suarez -che sarebbe stato comodamente parato da Leno se Toprak non avesse messo il piede-, tanto meno i tedeschi hanno avuto occasione di segnare il gol che avrebbe distrutto le chance di qualificazione dei padroni di casa.
Dopo tutto le due formazioni hanno giocato alla pari nel corso dei 180', anzi 210' con i supplementari. Ha fatto la differenza quel rigore calciato alto da Kiessling, altrimenti chissà come sarebbe finita.

2 commenti:

  1. Splendida analisi tattica, come nelle tue corde. Non ho visto la partita ma me ne hai fornito un quadro sostanzialmente esauriente, al netto della cronaca spicciola che, come del resto hai precisato, non è stata ricchissima di episodi eclatanti. Questo Atletico mi pare comunque ancora "sul pezzo", cioè sta conservando i mezzi tecnici,mentali e di organizzazione per rimanere ancora per qualche anno una realtà di alto livello del panorama europeo, mentre ad esempio, pensando a ieri sera, mi pare che il Borussia non sia riuscito a mantenersi sul trend virtuoso delle ultime stagioni, e parlo soprattutto del rinnovamento della rosa. Il che a pensarci bene è anche fisiologico: lo scouting richiede tempi lunghissimi e analisi dettagliate, scovare ogni anno calciatori ottimi, a basso prezzo e funzionali al gioco di una determinata squadra non è facile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio per i complimenti. Sì, vero, l'Atletico ha dimostrato che può ancora competere ad alti livelli perché ha un "fattore gruppo" davvero determinante. Il Borussia ha dovuto far fronte a partenze eccellenti come Lewandowski e Gotze in due sole sessioni estive di mercato, come tu stesso hai sottolineato è troppo poco tempo per rimpiazzarli attraverso qualsiasi sistema di scouting. A questo va aggiunta qualche scelta non eccezionale al momento di acquistare i "nuovi pezzi pregiati" (leggasi Aubameyang o Adrian Ramos)

      Elimina